Navigatore inglese, sostenuto dalla regina Elisabetta I, condusse una fortunata guerra di pirateria contro i galeoni spagnoli. Fu il primo inglese a compiere un viaggio di circumnavigazione attorno al mondo.
- Come può un corsaro diventare sir?
«Offrendo la propria vita per fare più grande l’Inghilterra».
- O soltanto facendo incassare un po’ di quattrini alla nazione, come hanno fatto i Beatles, anche loro nominati baronetti?
«Il confronto è offensivo. Spedizioni e arrembaggi non sono come cantare una canzone o incidere un disco. A 22 anni io già comandavo una nave. Io ho guidato il primo viaggio inglese di circumnavigazione, toccando il Marocco, le isole del Capo Verde, sino al Rio della Plata».
- E saccheggiasti le coste del Cile e del Perù, comportandoti da pirata, predando navi spagnole…
«Gli spagnoli erano nostri nemici. Dopo le battaglie, proseguimmo. Toccammo Nuova Albione, quella che voi chiamate California. Attraversammo il Pacifico, scoprendo numerose isole della Sonda. Il 15 giugno 1580 doppiammo il Capo di Buona Speranza e in settembre rientrammo a Plymouth: il giro del mondo in trentatrè mesi».
- Vuoi dire che sei stato più un navigatore che un soldato?
«Sono stato un fedele servitore della regina Elisabetta».
- E dopo tante battaglie sei morto di malattia. Non è una beffa?
«Ogni comandante vorrebbe morire in battaglia. Io, però, ero in mare: mi sono ammalato durante una spedizione contro le colonie spagnole d’America».
- Che cosa dovrei aggiungere?
«Per esempio che sono stato il vero fondatore della potenza marittima inglese».
- Dissanguando le casse della Stato e schiacciando i contadini con igravami fiscali.
«Basta così, con te non parlo più».
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