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La storia di Roma 2/4

PlRRO CONTRO ROMA

Pirro, re dell’Epiro, nel 280 a.C. sbarcò a Taranto, un esercito di 20.000 fanti della falange,3000 cavalieri téssali e una ventina di elefanti. Doveva prestare aiuto alla città della Magna Grecia che spaventava la potenza romana. I Romani, che mai avevano visto elefanti, furono sconfitti a Eraclea e più tardi ad Ascoli Satriano. Tuttavia le perdite di Pirro furono tali che si dice esclamasse: « Ancora una battaglia come questa e sarò spacciato.» Passato in Sicilia per aiutare Siracusa e Agrigento contro i Cartaginesi, si ritrovò di fronte i Romani non più spaventati, ma decisi a cacciare dalla Penisola gli Epiroti. Pirro lasciò l’Italia nel 274 a.C.

1a GUERRA PUNICA: MILAZZO

Roma sognava da tempo di cacciare i Cartaginesi da tutta la Sicilia. Per riuscirvi, occorreva costruire una flotta potente, distruggere quella avversaria, tagliare le comunicazioni tra la Sicilia e Cartagine. I Romani allestirono 120 navi. Ciascuna era munita di un ponte girevole di legno, munito al di sotto di uncini di ferro acutissimi, cioè di un « corvo ». Lanciando il ponte sulle navi avversarie, i combattenti riuscivano ad affrontare il nemico ad armi corte, come sulla terraferma. A capo della flotta fu posto il console Caio Duilio. A Milazzo le due flotte nemiche si scontrarono e la flotta cartaginese fu sbaragliata (260 a.C.).

ANNIBALE SUPERA LE ALPI

La seconda guerra punica (219-201 a.C.) ebbe inizio dopo la presa di Sagunto, città della Spagna alleata dei Romani e saccheggiata dai Cartaginesi. A guidare questi ultimi sulle Alpi e verso Roma fu Annibale. Egli superò le Alpi Graie con 20.000 fanti, 6000 cavalieri e una trentina di elefanti. La lunghissima colonna di uomini e di animali attraversò valichi impervi, fra nevi e bufere e in pochi giorni raggiunse la valle padana, dove i Galli furono pronti ad affiancarsi ai Cartaginesi, per marciare contro Roma. Tutta la Gallia Cisalpina, dopo le battaglie sul Ticino e sul Trebbia, vinte da Annibale, venne abbandonata dai Romani.

LA BATTAGLIA DI CANNE

A Roma, dopo la sconfitta subita al Trasimeno da parte di Annibale, fu eletto un dittatore: Fabio Massimo, che concependo la guerra come azione di guerriglia fu soprannominato il « Temporeggiatore ». Ma dopo sei mesi, molti sembrarono preferire un’azione energica. Il console plebeo Terenzio Varrone, inesperto e borioso. Partì per la Puglia con 85.000 uomini. Contro il parere del collega Lucio Emilio Paolo, affrontò Annibale, in campo aperto, nella piana di Canne, sulla destra del fiume Ofanto. I Romani furono sconfitti. Rimasero sul campo 50.000 combattenti, tra i quali 80 senatori, il console Lucio Emilio e 29 tribuni militari (216 a.C.).

ZAMA: LA FINE DI CARTAGINE

La seconda guerra punica terminò in Africa, dove i Romani combatterono la battaglia decisiva per piegare Cartagine. Nel 204 a.C. il console Cornelio Scipione guidò 440 navi e 25.000 soldati fino in Africa. Nei pressi di Zama, avvenne lo scontro decisivo. Per la prima volta Annibale, tornato in patria per difendere la propria città, venne sconfitto. Partì per l’esilio e Cartagine dovette rassegnarsi ad accettare durissimi patti di pace. Cinquant’anni dopo, con la terza guerra punica (149446 a.C.), la sorte di Cartagine fu decisa: essa venne distrutta, dopo un lungo assedio, e il suo territorio divenne provincia romana col nome di Africa.

LA GRECIA VINTA VINSE IL DURO VINCITORE

L’influsso della civiltà greca sulla società romana fu fortissimo ed ebbe complesse conseguenze. Diventata padrona della Grecia, della Macedonia, dell’Asia Minore, Roma fu conquistata dall’arte, dalla religione, dalla cultura orientale. Livio Andronico tradusse in latino l’Odissea; Quinto Ennio, esaltò la storia dell‘Urbe. Tito Maccio Planto e Publio Terenzio Afro scrissero commedie per il teatro. Polibio scrisse le « Storie» in greco. Anche in architettura Roma si rinnovò, costruendo templi, grandi edifici pubblici e case patrizie ispirate al gusto ellenico.

I GRACCHI

l due fratelli Tiberio e Caio Gracco, nipoti, per parte della madre Cornelia, di Scipione Africano il maggiore, affrontarono con decisione la questione della giusta distribuzione dell’agro pubblico, cioè della terra di proprietà dello Stato, la quale finiva sempre nelle mani dei ricchi e dei nobili. Tiberio, eletto Tribuno della plebe, propose una «legge agraria» a favore del popolo, che gli procurò l’odio dei patrizi. Essi lo accusarono di voler diventare « tiranno » e lo uccisero. Dieci anni dopo (123 a.C.), suo fratello Caio Gracco, nominato Tribuno della plebe, continuò e perfezionò le riforme già iniziate da Tiberio, ma anch’egli dovette soccombere.

MARIO E SILLA

Caio Mario, nato ad Arpino da famiglia contadina, fu a capo del partito democratico. Vinse Giugurta. re di Numidia, i Cimbri e i Téatoni e fu un riformatore dell’esercito romano. Proclamato console per ben sei volte, egli fu salutato quale «terzo fondatore di Roma ”’ dopo Romolo e Camillo. Nella guerra civile scoppiata a Roma nell’88 a.C., ebbe di fronte Lucio Cornello Silla, discendente da famiglia nobilissima, ambizioso a capo del partito oligarchico. Dopo la morte di Mario; Silla vinse Mitridate, re del Ponto. Tornato a Roma, si fece eleggere dittatore e affidare l’incarico di riformare la Costituzione dello Stato.



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