LA GUERRA SERVILE: SPARTACO
Gneo Pompeo fu inviato dal Senato a combattere in Spagna Quinto Sertorio, luogotenente di Mario, capo dell’opposizione nei confronti dei ricchi e dei nobili. Mentre egli era a Capua avvenne una rivolta di schiavi.Fuidava gl’insorti Spartaco, un gladiatore trace, che voleva condurre i 70.000 insorti fuori d’Italia, per liberarli. Ma quelli, attirati dall’idea del saccheggio, si sparsero per la Penisola, formando bande di razziatori. Marco Licinio Crasso affrontò gl’insorti e li sconfisse. Spartaco mori sul campo: 6000 fuggiaschi furono crocefissi lungo le vie consolari. Una schiera di 5000 fu annientata da Pompeo.
GIULIO CESARE CONQUISTA LA GALLIA
Giulio Cesare, appartenente alla nobile famiglia Giulia, fu inviso a Silla perché militava nelle file della democrazia di Mario. Con l’appoggio di Gneo Pompeo e Marco Licinio Crasso, ottenne il proconsolato delle Gallie. La Gallia Transalpina corrispondeva all’incirca alla Francia attuale, alla Svizzera occidentale, al Belgio e a parte dell’Olanda. Cesare ideò di conquistare tutta la Gallia. La genialità dei piani strategici, la perfetta organizzazione dell’esercito e i suoi successi rivelarono subito la sua tempra di condottiero. Dopo la resa di Vercingetorige, capo dei Galli, la Gallia divenne una provincia romana.
GIULIO CESARE PASSA IL RUBICONE
Tra il 49 e 48 a.C. scoppiò una vera guerra civile fra i partigiani di Pompeo e quelli di Cesare. Il primo, nominato console unico dal Senato, non aveva che un pensiero: togliere di mezzo il conquistatore della Gallia. Cesare avrebbe dovuto, alla fine dei cinque anni, rinunciare al suo mandato in Gallia; ma avendo intuito i piani dell’avversario, rientrò in Italia, sostò a Ravenna, con la speranza di un accordo con il Senato. Visti vani i tentativi per evitare la guerra, Cesare, con la X Legione, varcò il Rubicone (in Romagna, nei pressi di Bellaria), si dice esclamando « ll dado è tratto! ». Pompeo fuggì nell’Epiro e Cesare entrò in Roma.
L’UCCISIONE DI CESARE
Dopo che Cesare ebbe trionfato in Gallia, in Egitto, in Asia Minore, in Numidia venne proclamato dittatore per dieci anni e, più tardi, dittatore a vita. Ebbe tutti i comandi di un re, senza portarne esplicitamente il titolo. Molte le sue riforme, molte le opere pubbliche che mutarono il volto di Roma. Eppure I suoi oppositori furono tanti, soprattutto i pompeiani e gli ambiziosi delusi. Gli oppositori prepararono una congiura, guidata da Cassio e da Marco Bruto, amato dal dittatore come un figlio. Alle Idi di Marzo (il 15 marzo del 44 a.C.), Cesare fu ucciso con ventitré pugnalate, ai piedi della statua di Pompeo.
LA BATTAGLIA DI FILIPPI
Bruto e Cassio riuscirono a raccogliere, in Macedonia, un esercito, con la speranza di poter tornare a Roma e di abbattere i Triumviri Cesare Ottaviano, Marco Antonio ed Emilio Lèpido. Nell’ottobre del 42 a.C.. a Filippi, vi fu lo scontro. Antonio sconfisse Cassio, il quale poi si uccise. Più tardi Ottaviano sopraffece i soldati guidati da Bruto che si tolse la vita. Anche l’ultimo figlio di Pompeo, Sesto Pompeo, che aveva combattuto per mare, fu fatto prigioniero da Antonio e ucciso. Arbitri del mondo romano rimasero Antonio in Oriente, Ottaviano in Occidente.
LA BATTAGLIA DI AZIO
Antonio, abbandonata la moglie Ottavia, sorella di Ottaviano, sposò la regina d’Egitto, Cleopatra. Fu accusato di tradimento e Ottaviano gli dichiarò guerra. Lo scontro avvenne nelle acque del promontorio di Azio, all’imbocco del Golfo di Arta (31 a.C.). La battagiia dapprima sembrò incerta; ma poiché Cleopatra aveva abbandonato le acque di Azio, Antonio. immemore della propria dignità di soldato, la seguì abbandonando le navi, che vennero colate a picco e in parte catturate da Vipsanio Agrippa. Antonio e, più tardi, Cleopatra si diedero la morte. Ottaviano rimase da solo.
OTTAVIANO PROCLAMATO IMPERATORE
Caio Giulio Cesare Ottaviano, dopo la vittoria di Azio e la conquista dell’Egitto, governò, per quarant’anni, mantenendo la pace in tutto il territorio dominato da Roma. Rinunciò al titolo di triumviro, ma conservò quello di « imperatore », cioè di «generale vittorioso». Accettò il nome di «Augusto », conferitogli dal Senato (27 a.C.) per affermare il carattere quasi sacro della sua persona. Lentamente il suo governo si trasformò in un vero « principato », anche se Augusto non volle mai essere chiamato « re» o « signore ». Ebbe in mano tutti i poteri civili, religiosi e militari.
NASCITA DI GESÙ
Nell’anno 753 dalla fondazione di Roma, nacque a Betlemme, in Palestina, Gesù, Figlio di Dio, Salvatore degli uomini, il Messia inviato da Dio a instaurare il suo « Regno ». Era allora imperatore Augusto e in Giudea regnava Erode, alleato dei Romani. A trent’anni, Gesù iniziò la predicazione della Sua Parola, che risuonava nuova per tutti gli uomini. All’odio, alla vendetta, all’egoismo, Gesù opponeva la forza dell’amore, della carità, della giustizia, dell’umiltà, della povertà, del perdono. Considerata tale predicazione pericolosa dai Farisei, Gesù fu crocefisso sul Gòlgota. Governava l’imperatore Tiberio.
ROMA IMPERIALE
Morendo, Cesare Augusto disse che aveva trovato Roma.«di mattoni » e che la lasciava «di marmo ». Infatti molti monumenti sorsero per suo volere: il Fòro d’Augusto, nel mezzo del quale si ergeva il tempio di Marte UItore; il Teatro Marcello (capace di 10.000. spettatori), il primo teatro dell’Urbe costruito in muratura; il Pantheon, splendido tempio a cupole, il Mausoleo d’Augusto, a Campo Marzio. Fece costruire gli archi di Rimini, di Pola, di Aosta, di Susa, tutti ancora quasi intatti. Teatri, templi, acquedotti sorsero anche in Gallia, in Spagna, in Asia. Al tempo d’Augusto, vissero i poeti: Virgilio, Orazio, Ovidio e Tito Livio.
INCENDIO DI ROMA
Nel luglio del 64 d.C., scoppiò a Roma un incendio che durò sette giorni e distrusse molti quartieri dell’Urbe. L’imperatore Nerone venne indicato dal popolo quale incendiario della città. Si disse che volesse ricostruire Roma tutta nuova, per chiamarla « Neronia ». Si racconta che, mentre l’incendio divampava, egli se ne stesse a cantare, accompagnandosi con la cetra, un suo poema. L’imperatore, per placare le accuse, fece distribuire grano, viveri, vesti e danaro ai più poveri;fece ricostruire i quartieri distrutti; infine fece arrestare i Cristiani, li fece torturare e condannare a morte, asserendo che questi erano i veri colpevoli dell’incendio.
LE PERSECUZIONI CONTRO I CRISTIANI
La prima persecuzione contro i Cristiani avvenne al tempo di Nerone. Essi furono dilaniati dalle belve feroci, furono crocefissi e arsi vivi. In quel tempo perirono anche gli Apostoli Pietro e Paolo, il primo crocefisso, il secondo decapitato. Nel 249 d.C. l’imperatore Decio diede inizio alle « persecuzioni generali »: i Cristiani dovevano dedicare sacrifici agli dei e all’imperatore, e guai a chi si fosse rifiutato di obbedire! Fu allora che i Cristiani liberi cominciarono a radunarsi nelle catacombe, per attingere nuova forza e fede. Sotto Diocleziano le persecuzioni furono ancora più violente, tanto che fu definita l’era dei martiri.
IL COLOSSEO
L’imperatore Tito Flavio Vespasiano, tra i lavori da lui voluti per abbellire Roma, fece costruire I’Anfiteatro Flavio (75 d.C.) chiamato, nel Medio Evo, « Colosseo». per la sua imponenza. Vespasiano per quanto vi si lavorasse intensamente nei dieci anni del suo governo, non poté vederlo compiuto. Lo inaugurò suo figlio Tito (80 d.C.). L’ultimo ordine di gradinate fu fatto aggiungere da Domiziano. L’arena misura m 76×46. La facciata, in travertino, è alta m 57; è divisa in quattro ordini architettonici sovrapposti, tre ad arcate e uno ad attico, con finestre e mensole. Le gradinate potevano accogliere complessivamente 45.000 spettatori.
ERCOLANO E POMPEI SEPOLTE DALL’ERUZIONE DEL VESUVIO
Durante il regno dell’Imperatore Tito, una gravissima sventura si abbatté sugli abitanti che vivevano nelle contrade ai piedi del Vesuvio che e si risvegliò nell’agosto dell’anno 79. La cenere e i lapilli seppellirono le città dl Stabia, Ercolano e Pompei. Nessuno seppe mal quanti fossero I morti. Lo scrittore e studioso Plinio il Vecchio, che in quel tempo era a capo della flotta del Miseno,non volendo abbandonare il proprio posto, morì a Stabia, sepolto nelle ceneri. Oggi si possono visitare gli scavi di Ercolano e di Pompei ricchi di resti pregevoli.
L’IMPERO ALL’ASTA
Un episodio senza precedenti avvenne nel marzo del 193, in Roma. Già la decadenza dell’Impero era in atto; più volte esso era stato comperato; ma non era mai accaduto che venisse messo all’asta. La gara per impadronirsi del potere si svolse fra Sulpiciano. prefetto di Roma, uomo senza scrupoli pronto a tutto, e Didio Giuliano, un senatore ricco, ambizioso e fatuo. Questi gridava l’offerta, stando sull’alto del muro di cinta del Pretorio; quello rispondeva dall’interno. I soldati andavano dall’uno all’altro per informarli circa le offerte. Infine l’impero tu aggiudicato a Giuliano e ogni pretoriano ebbe 6000 dramme.
DIOCLEZIANO TRASPORTA A NICOMEDIA LA CAPITALE DELL’IMPERO
Caio Valerio Diocleziano, eletto imperatore nel 284, diede vita a una riforma costituzionale, che ebbe un grande peso sul futuro dell’Impero. Affidò ad Aurelio Valerio Massimiano la difesa dell’Occidente, con capitale Milano. Tenne per sé il dominio dell’Oriente, con capitale Nicomedia, in Bitinia. Inoltre nominò due «Cesari », perché governassero parte del territorio suo e di quello di Massimiano. Galerio fu il « Cesare» di Diocleziano e Costanzo Cloro, di Massimiano. La Tetrarchia (governo dei quattro) assicurò vent’anni di pace all’Impero cosi suddiviso.
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