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Ogni tanto è bene rinfrescare…..

Nel 1942 gli studenti tedeschi e italiani si trovano spesso, nei compiti in classe, a dover parlare dell’unità europea sotto la guida del nazifascismo. Gli eserciti di Hitler sono sotto Mosca, Leningrado, Stalingrado, occupano i Balcani e le terre slave, l’Austria e l’Ungheria, la Norvegia e la Danimarca, i Paesi Bassi e la Francia. È il più tragico periodo per l’Europa, non solo per i disastri della guerra, ma per la paura del dopo. Se Hitler vince, non ci sarà più libertà per nessuno. Il nazismo è una copia peggiorata del fascismo. Se Mussolini è un nazionalista, con confuse idee sociali, Hitler fonda tutta la sua concezione sulla razza: la superiorità della razza tedesca. Rosenberg, teorico del nazismo, ispiratore dell’espansione tedesca ad Est per trovare alla Germania il suo “spazio vitale”, vede l’Europa del futuro come un raggruppamento di comunità razziali sotto il dominio della razza eletta. Per giustificare questa sua teoria, Hitler si richiama all’eredità del Sacro Romano Impero: dopo Carlo Magno, sostiene, lo smembramento territoriale dell’Europa ha tolto il primato alla razza germanica. È merito della Prussia se si è ricostituito il corpo della grande Germania, destinata a dominare. Un barbaro sogno che durerà fino al 1945.

L’epoca autoritaria

A differenza dal nazismo, i fascisti prima hanno conquistato il potere, e solo più tardi si sono dati una dottrina. Le due dittature hanno in comune il principio d’autorità; quanto poi alla razza, Mussolini scimmietta Hitler senza però seguirlo nelle sue manifestazioni estreme. Un altro punto sul quale i due regimi concordano è il privilegio conservato al grande capitale e ai proprietari industriali, i quali debbono tuttavia indirizzare l’economia secondo gli obiettivi politici fissati dall’alto. Tutt’altre caratteristiche, almeno in origine, ha la terza grande dittatura del nostro secolo quella comunista. Anche qui il partito detiene l’ideologia su cui si basa il regime: una “verità” per i militanti. Però i fini del comunismo sono sociali: dittatura del proletariato attribuzione allo Stato di tutti i mezzi di produzione. Malgrado le differenze, nell’epoca fra le due guerre i sistemi di questi regimi divengono simili, con stragi e repressioni spietate.

Dilaga la dittatura

Mussolini è andato al potere nel 1922. Dieci anni più tardi instaura una dittatura personale in Portogallo un professore, figlio di contadini grigio e austero: Antonio de Oliveira Salazar. Nel ’33 Hitler viene eletto Cancelliere del Reich, attraverso una votazione regolare. Nel ’34 il Cancelliere austriaco Dollfuss, più tardi assassinato da gruppi nazisti, scioglie il partito comunista e impone una Costituzione autoritaria. Situazioni analoghe si ripetono in Polonia e in Lettonia; poi, uno alla volta, cadono sotto regimi dittatoriali i Paesi balcanici. Nel ’36 è la volta della Spagna, dove prende il potere il generalissimo Francisco Franco, vincitore della guerra civile. Prima del conflitto mondiale i soli Paesi che in Europa hanno resistito alla tentazione autoritaria, conservando liberi Parlamenti, sono la Francia. Il triangolo Belgio-Olanda-Lussemburgo, la Svizzera, la Gran Bretagna e gli Stati scandinavi.

Il dopo

Tutti i grandi capi politici europei del dopoguerra, l’inglese Churchill come il tedesco Adenauer, i francesi Schuman e Monnet come l’italiano De Gasperi erano uomini iri età adulta durante le dittature fasciste, alle quali si opposero cercando però qualcosa di più della vittoria militare. Avevano visto le loro patrie schiacciate dal tallone nazista; volevano un’Europa unificata non dalle armi bensì dalla convinzione, non a fini di potenza, ma a fini di libertà. L’Europa di oggi nasce anche da questa loro esperienza e da questa capacità, anche nei momenti peggiori di guardare lontano.

 



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