- Ήτορ, τό = cuore, variamente inteso:
-come parte del corpo (πάλλεται ήτορ “palpita il cuore”,cfr Iliade XXII);
– come sede della vita (ήτορ ολέσσαι ”perdere la vita”,cfr Iliade V);
-come sede dei sentimenti (βοά βοά μοι μελέων έντοσθεν ήτορ “grida, grida a me dentro le membra il cuore”,cfr Persiani Eschilo)
È usato da Omero solo al nominativo e all’accusativo.
- Θυμός-ού,ο = fiato e, metaforicamente, “forza vitale, vita”.
In Omero indica specificamente la facoltà sentimentale dell’anima, quella che suscita emozioni, che induce ad un’azione impulsiva, superando quindi la componente razionale e riflessiva; può essere reso con “cuore, animo” ma anche con “desiderio,voglia”. Secondo lo Snell, “θυμός è in Omero ciò che provoca le emozioni e νόος ciò che fa sorgere le immagini.” Sede del Θυμός sembrerebbe il petto o il diaframma: cfr Il. IX, dove Diomede afferma che Achille tornerà a combattere” quando il θυμός glielo comanderà nel petto”.
Νel poeta elegiaco Callimaco di Efeso (VII sec.a.C), molto vicino al linguaggio epico omerico, θυμός è il “coraggio”, “l’animo forte”:άλκιμον…Θυμόν («quando avrete un animo forte»).
Già in Omero si ha l’impressione che il θυμός sia una specie di alter ego, cui l’individuo si può rivolgere in una specie di colloquio-soliloquio.
Anche in un componimento trocaico di Archiloco di Paro si ha una celebre allocuzione del poeta al proprio θυμός (θυμέ, θυμ’αμηχάνουσι κήδεσιν κυκώμενε, «cuore, cuore turbato da affanni irrimediabili”,fr.128)».
- Καρδία,-ας, ή = “cuore” da una radice indoeuropea, lat. Cor. Nella variante κραδίη si trova in Omero (Od.XX 18, dove Odisseo invita la propria κραδίη a sopportare pazientemente gli insulti delle ancelle, amanti dei proci). In Saffo il termine designa l’organo che risulta raggiunto da stimoli emotivi e passionali (καρδίαν έν στήθεσσιν επτόαισεν «mi ha fatto sbigottire il cuore nel petto»,31 V,5).
- Κήρ, το = “cuore, animo”; già fin dall’epica, il termine è inteso come sede di passioni e affetti, ma anche della volontà. Nella lirica, il termine non presenta una particolare differenza semantica rispetto all’
- Νόος, νόου, ό = “ mente, disposizione d’animo”; è lo spirito inteso come sede di rappresentazioni chiare, dunque come organo che le suscita”. Nella lirica assume diverse sfumature in relazione ai differenti contesti:
In Solone, άδικος νόος è detto dei capi del δήμος; Il verbo corrispondente νοεϊν è usato nel senso dì “progettare, provvedere”; per il sintagma νόος αθανάτων “ la mente degli dei”.
In Teognide il νόος è la pura e originaria natura dell’aristocratico, che non si deve contaminare per il contatto con i vili ; il termine è dunque risemantizzato”.
In Saffo identifica il significato di “pensiero” in senso amoroso: [πόλ]λακι τυίδε [ν]ων έχοισα “qui sovente rivolgeva il pensiero.”
- Στήθος, -ους, το = “petto, sterno”; ma anche, in senso traslato, sede dei sentimenti, quindi “cuore, petto” cfr έν τώ στήθει έχειν τι «aver qualcosa in cuore» (Platone, Fedro); in Omero è usato al plurale: cfr Il (έν δε οί ήτορ/ στήθεσσιν λασίοισι διάνδιχα μερμήριξεν «a lui il cuore nel petto villoso ondeggiò tra due possibilità”). Il termine proviene forse dalla radice στα-, per cui cfr. Íστημι.
- Φρήν, φρενός, ή = “diaframma”, muscolo che divide il cuore e i polmoni (viscera thoracis) dagli istinti (viscera abdominis). In Omero, φρήν ο,al plurale φρένες «sono le parti intorno al cuore» e quindi il “cuore” o la “ mente” , sede di κήρ, ήτορ , θυμός, cioè di pensieri e passioni; cfr σοι σιδήρεος έν φρεσί θυμός «hai un cuore di ferro nel petto» (Il XXII: sono le estreme parole di Ettore ad Achille). L’ etimologia è oscura. In italiano cfr frenesia, schizofrenia (malattia che consiste nella dissociazione della personalità, da σχίζω «dividere»+ φρήν), oligofrenia (insufficiente sviluppo mentale)
- Ψυχή,-ής, ή= “fiato, alito, respiro” e, dato che questo è segno e condizione della vita. La ψυχή presso Omero viene considerata come qualcosa che sta nel corpo ma è da quello separata, e nella morte lo abbandona e va sottoterra, dove continua ad esistere senza coscienza di sé, senza entità, come una visione, un’ombra, un fumo”. Omero non specifica dove abbia sede la ψυχή e come agisca; giustamente il Dodds constata che Omero non attribuisce alla psyche del vivente nessuna funzione, salvo quella di abbandonarlo: il suo esse è nient’ altro che superesse. La ψυχή è la vita in sé, priva di coscienza; è qualcosa di materiale, identificabile con un soffio di vapore o con un getto di sangue che fugge dal corpo.
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Grazie per questo articolo e soprattutto per le citazioni della parola “cuore” nei riferimenti classici, perché mi ha dato modo di riflettere su altre due parole: secolarizzazione ed eternità.
Infatti un’umanità secolarizzata è una umanità che ha come orizzonte il “secolo” presente e quindi si affanna a condurre una vita più comoda possibile (piacere, possesso e potere) in una dimensione spazio temporale di 100 anni (per i più robusti).
Invece un’umanità consapevole dello sguardo oltre l’orizzonte (desiderio d’infinito) travalica la nausea e la noia dell’uomo secolarizzato e lo tende come la freccia di un arco verso il proprio destino immortale e di eternità.