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La fine dell’impero Romano

Ravenna 476. Da una settantina di anni questa piccola cittadina è la capitale di un impero che non esiste più. E stata scelta perché ha il vantaggio di essere circondata da paludi, che scoraggerebbero qualsiasi esercito ad assediarla. L’Impero di Domiziano, di Nerva, di Traiano, di Adriano e di Marco Aurelio si è sgretolato. Tutte le sue province in Europa e in Oriente sono in mano ai barbari. I burgundi estendono la loro sovranità su tutta la valle del Rodano; gli ostrogoti occupano vasti territori a sud del Danubio; i vandali controllano l’Africa romana, le Baleari, la Corsica, la Sardegna e la Sicilia; i visigoti hanno conquistato la Spagna e la Gallia. Sulla Penisola si abbattono orde di barbari. Se ne vedono di tutte le razze: unni, svevi, germani…

Le milizie al servizio dell’Impero sono formate da eruli, alani. rugi, sciri, turcilingi. Al rifiuto del loro generale Oreste (è cronaca di questi giorni) di cedere una parte delle terre d’Italia per stabilirvisi, si sono ribellate e hanno acclamato loro capitano l’erulo Odoacre. Barbari contro barbari. Oreste dapprima si è chiuso a Pavia, poi ha cercato di guadagnare Ravenna, ma a Piacenza è stato catturato e ucciso. Oreste, già braccio destro di Attila, si era messo al servizio dell’imperatore Nepote, che lo aveva nominato patrizio e li aveva affidato il comando dell’esercito.

Per evitare di fare la fine dì tanti suoi predecessori Nepote aveva preferito abbandonare il trono e fuggire in Dalmazia. Oreste si era affrettato a proclamare imperatore suo figlio Romolo Augusto, un ragazzo di 16 anni. Che ironia della sorte… L’ultimo imperatore con lo stesso nome del fondatore di Roma. l greci lo chiamano per Spregio Monillo, mentre per i latini è una semplice caricatura degli antichi Cesari. E lo chiamano Augustolo, cioè “Augusto, il piccolo”. Questo ragazzo imperatore e asserragliato da poco meno di un anno qui a Ravenna. Al suo servizio poche centinaia di fedeli. Nella pineta a Classe, Odoacre sconfigge le ultime resistenze ed entra da trionfatore a Ravenna. Nessun massacro. Forse per generosità d’animo, forse per non inasprire i rapporti con i nuovi sudditi, il re barbaro depone l’imperatore e lo trasforma in un ricchissimo possidente. Gli concede una rendita annua di seimila monete d’oro e come residenza una fastosa villa in Campania, già appartenuta a quel proverbiale gaudente che era stato Lucullo. Odoacre non si trasforma in imperatore, come hanno fatto prima di lui tanti altri barbari. Si limita a rimandare all’imperatore d’Oriente Zenone (che si trova a Costantinopoli) le insegne dell’Impero, e dichiara che d’ora in poi governerà l’Italia come suo luogotenente. E finisce cosi l’Impero romano d’Occidente. Non solo di fatto, ma anche di nome. Le aquile romane non volano più.

Le insegne a Costantinopoli

L’Impero romano è durato oltre cinque secoli, per la precisione 503 anni. E sorto nel 27 avanti Cristo con Ottaviano Augusto e si è concluso nel 476 con Romolo Augustolo. Si sono succeduti sul trono 85 imperatori, qualcuno dice che sono stati 86. Ma non è facile dipanare l’aggrovigliata matassa delle varie successioni. C’è stato un momento in cui di imperatori ce n’erano contemporaneamente cinque. Alcuni non hanno mai visto Roma, preferendo rimanersene rintanati ai confini di un immenso impero e protetti dai loro pretoriani. Perché quella dell’imperatore era una professione decisamente a rischio, al centro di congiure di palazzo, di lotte per il potere…

Cinque secoli di storia per 85 imperatori

Degli 85 imperatori, ben 58 sono stati uccisi: alcuni in seguito a sommosse dei pretoriani, altri avvelenati, altri sono caduti in battaglia, altri ancora si sono suicidati. Commodo fu strangolato in bagno, Pertinace dopo appena due mesi di regno fu ucciso dalle sue guardie. Ci fu un periodo in cui regnare per due anni era quasi un record. Il più strano fu certamente Caligola, che pretese dai senatori che gli baciassero i piedi, che duellassero nel circo con i gladiatori e che eleggessero senatore il suo cavallo, Incitato, cui fece costruire una mangiatoia d‘avorio. Nerone (che si fece uccidere da un liberto) è passato alla storia soprattutto come persecutore dei cristiani e per aver incendiato Roma; aveva anche lui le sue strane manie: giostrava nel circo come auriga e si esibiva in teatro come dicitore di odi che lui stesso componeva. Grandi persecutori dei cristiani furono anche Domiziano, Traiano, Decio e Valeriano. Il più feroce di tutti fu Diocleziano. Tito nell’80 inaugurò il Colosseo, che doveva diventare teatro dei martirio di molti cristiani. Eppure Tito si vantava di non aver mai firmato una condanna a morte, ed è anche passato alla storia per aver distrutto Gerusalemme e incendiato il Tempio degli ebrei. A un certo punto il trono fu messo all’asta e vinse un ricco banchiere di nome Didio Giuliano, il quale se avesse conosciuto la storia degli imperatori si sarebbe guardato bene dal partecipare all’asta: dopo pochi mesi infatti fu decapitato. Nel 193 salì al trono anche un africano di origine ebrea: si chiamava Settimio Severo e governò per 18 anni. E da Settimio Severo anche le mogli degli imperatori assumevano il titolo di “Augusta”. E in mancanza delle mogli diventavano “Auguste” le mamme e qualche volta anche le nonne. Uno dei regni più lunghi fu quello di Costantino il Grande, quasi trent’anni. Costantino, siamo nell’anno 330, trasferì la capitale dell’impero a Bisanzio che chiamò la Nuova Roma e che diventerà poi Costantinopoli (oggi si chiama Istanbul).

L’inizio del Medio Evo

Con la fine dell’Impero romano è iniziato ufficialmente il Medio Evo. Il potente prende il posto dello Stato. Le piccole comunità dei villaggi per difendersi si mettono al servizio e sotto la protezione dei signorotti che possono disporre di milizie proprie. Sorgono centinaia di feudi, ciascuno con il proprio signore in testa, che non deve più ubbidire a nessuno. I sudditi diventano “servitori della gleba” senza alcun diritto, i contadini rimangono legati al suolo; gli operai e gli artigiani sono chiusi nelle officine e nelle le botteghe e non possono più cambiare lavoro.



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