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Ingegneria Elevatoᵑ: come l’innovazione e la collaborazione stanno cambiando il mondo della Ingegneria, dell’Architettura e delle Costruzioni

Questo interessante volume Ingegneria Elevato: Ingegneria del Futuro o Futuro dell’Ingegneria?, pubblicato nel giugno 2017 dalla Casa Editrice dei Merangoli

(ISBN 978-88-98981-14-4, 592 – 150 immagini colore/bN del fotografo Sergio Pessolano – 25,00€)

è scritto a quattro mani dai fratelli Maurizio e Patrizia Boi e tratta del tema dell’innovazione nel campo dell’Ingegneria.

Il libro prende spunto dalla figura dell’ingegnere come era inteso in passato, cioè un professionista impegnato su tutti i fronti e su tutte le discipline possibili. Egli operava spesso in modo isolato con alcuni strumenti in suo ausilio, come una sorta di Leonardo da Vinci che prova a concepire i suoi progetti facendo sfoggio del suo genio e della sua creatività. Leonardo, però, era più aperto dell’ingegnere del secolo scorso, il suo approccio era orientato alla conoscenza e cercava qualunque stimolo gli consentisse di guardare oltre e di raggiungere una maggior perfezione ed equilibrio, superando la chiusura del limite territoriale del suo tempo e qualunque condizionamento del suo ambiente. È proprio nel periodo rinascimentale che Leonardo elabora il suo Uomo Vitruviano, convinto, probabilmente, che dalla natura stessa fosse possibile ricavare l’essenza dell’equilibrio e della proporzione. Di certo voleva rappresentare l’unione simbolica tra arte e scienza, utilizzando quella figura armoniosamente inscrittibile nelle forme “perfette” del cerchio e del quadrato. E magari era anche attratto dal fatto che queste forme raffigurano la creazione che tanto piace agli ingegneri.

Insomma, anche l’ingegnere di oggi dovrebbe avere quella spinta e tensione del nostro primo autorevole ingegnere e architetto della storia, capace di spaziare tra le più disparate forme di espressione dell’arte e della conoscenza e dar luogo a numerose opere dell’umano ingegno.

Sergio Pessolano, Shibam, Yemen.

Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, nota come la più vecchia città-grattacielo del mondo, o la Manhattan del deserto. La sua fama deriva dallo stile architettonico: tutte le case di Shibam sono state costruite con mattoni di fango e i suoi circa 500 palazzi raggiungono l’altezza di 5-9 piani. Le case più vecchie risalgono al XVI secolo, anche se il sito è abitato da oltre 2.000 anni.

Le costruzioni sono diventate sempre più complesse, la tecnologia ha fatto passi da gigante e l’uomo moderno non è più in grado di occuparsi di ogni disciplina. Ha provato a organizzarsi con le Società di Ingegneria e per un periodo è riuscito a gestire la multidisciplinarità delle opere, ma questo attualmente non è più sufficiente.

Oggi ha a disposizione tecnologie altamente innovative, nuovi strumenti all’avanguardia e specialmente i recenti modelli organizzativi ancora in fase di sviluppo quali la Wikinomics, il BIM (Building Information Modeling), la Stampa 3D, la Tecnologia Blockchain, i bitcoin, gli Smart Contracts e le Organizzazioni Esponenziali.

Ha la fortuna e l’opportunità di poter utilizzare i Big Data, l’universo del Cloud, gli algoritmi computazionali e il fenomeno del crowdfunding, di assistere cioè a una grande rivoluzione del mondo del business e di apprendere da questa trasformazione epocale. Di contro, si trova coinvolto in un cambiamento che lo spaventa, lo costringe a mettersi di nuovo in gioco, gli fa perdere il controllo delle verità precostituite e lo proietta verso un mondo totalmente nuovo che ancora non padroneggia e che forse mai riuscirà a padroneggiare vista la crescita esponenziale delle tecnologie e l’incessante corsa ad un qualcos’altro che supera sempre quel qualcosa che lo precedeva.

Gli Autori prendono spunto da tutta questa trasformazione e si concentrano su un approccio professionale di tipo collettivo, “l’Ingegneria Collaborativa”, come modalità per sostenersi vicendevolmente in un mondo professionale allargato. La cooperazione tra professionalità dotate delle più elevate specializzazioni potrebbe contribuire a sviluppare una “Intelligenza Collettiva”, una sorta di Cervello Globale in continua espansione a vantaggio del Bene dell’Umanità e del nostro Pianeta. Questo potrebbe ‘trasformare’ il concetto canonico di ingegneria e farlo diventare una “piattaforma di interazioni” sulla quale gli apporti possano crescere in modo esponenziale ed alla ennesima potenza, tanto da denominarla, appunto, “Ingegneria elevatoᵑ ”.

Sergio Pessolano, Zebre che si abbeverano nel Parco Nazionale di Etosha, Namibia.

E in un mondo dove la collaborazione di tutti diventa fondamentale, è necessario che l’Uomo espanda la propria coscienza e che l’ingegnere del futuro sia disponibile ad allargare la propria concezione del mondo.

La visione del progettista del Futuro dovrebbe, pertanto, tener conto di quello che viene via via modificato dall’evoluzione della tecnologia e dalla velocità con cui questo cambiamento si sta attuando. Egli dovrebbe essere in grado di prevedere come si evolveranno le tecnologie nel momento in cui l’opera sarà utilizzata, evitando che la costruzione realizzata diventi obsoleta prima ancora di essere adoperata. Non potrà, per esempio, progettare un’autostrada senza tener conto del fatto che, quando sarà realizzata, sarà percorsa dalle macchine elettriche. E non potrà progettare un’opera complessa in solitudine senza usufruire delle più specifiche professionalità e nemmeno attuare una Direzione Lavori che non sia in grado di decentrare le responsabilità nell’ottica di una collaborazione tra professionisti che abbiano ognuno la propria competenza.

Il libro si snoda esaminando tutti gli strumenti che abbiamo già citato, esplorando nuove vie e riflettendo su possibili utilizzazioni innovative dei modelli ancora in via di sviluppo.

E lo fa attraverso l’integrazione di tre visioni differenti: quella di Maurizio Boi che, come Vicepresidente dell’OICE (Associazione delle Organizzazioni di Ingegneria e di Consulenza Tecnico-Economica), membro del consiglio di amministrazione dell’EFCA (European Federation of Engineering Consultancy Associations) e, delegato dall’OICE come rappresentante italiano in FIDIC (International Federation of Consulting Engineers), osserva con lucidità e sottigliezza le possibilità future della professione, tanto da aver creato la startup TE.x con l’idea di lanciare una proposta di trasformazione, su scala internazionale, del settore dei Servizi di Ingegneria e Architettura, che si riassume sinteticamente nel proprio MTP (Massive Transformative Purpose): “Collaborative engineering, a revolution for the benefit of humanity”, ovvero realizzare una rivoluzione basata sul concetto di “Ingegneria Collaborativa” creando, attraverso una piattaforma centralizzata chiamata CollEngWorld, un beneficio tangibile per l’intera collettività.

Sergio Pessolano, Gruppo di pellegrini davanti a uno dei templi scavati nella roccia, Badami, Stato del Karnataka, India.

Poi c’è la visione di Patrizia Boi, cagliaritana trapiantata a Roma dove lavora per una grande società di servizi come ingegnere civile, occupandosi di ambiente, piste ciclabili, sicurezza, qualità e recupero del territorio ad una fruizione turistica e sociale, da anni impegnata nel campo della cultura attraverso la scrittura di romanzi, racconti, fiabe, favole, storie per l’infanzia, nonché articoli e interviste, organizzatrice di eventi culturali di letteratura, cinema, teatro e arte in genere, che fornisce a questo libro un taglio letterario e creativo, fino a riuscire a coinvolgere, per esprimere in maniera intuitiva i concetti cardine di ogni capitolo, lo sguardo attento e geniale del fotografo Sergio Pessolano.

La visione di Pessolano, poi, medico, fotografo e appassionato di Astrofisica, si allarga dalle sue spettacolari inquadrature dei Popoli che abitano il nostro pianeta, alle fabbriche che l’Uomo ha costruito nei Paesi più distanti da noi, alla riflessione sulla ‘Materia Oscura’ (foto di copertina) che costituisce l’Universo, per il 95% circa sconosciuta, dando un taglio artistico al volume e volgendo il lettore alla contemplazione delle nostre parti più profonde e misteriose.

Sergio Pessolano, Rilievi scolpiti su un muro dell’Angkor Wat, Complesso archeologico di angkor, Cambogia.

Il materiale usato è l’arenaria proveniente dalle cave Phnom Kulen, deperita a causa del clima subtropicale cambogiano. l’opera necessita di interventi di pulitura, restauro e protezione con film di resine acriliche e siliconiche.

Ma la collaborazione non si esaurisce a questi tre punti di vista, perché il tema della “Bellezza” della Costruzione ha un suo spazio importante, come emerge dal contributo, su “L’innovazione tecnologica nel Restauro architettonico”, un capitolo articolato ed esaustivo sul tema del Restauro che, con il continuo riferimento alle immagini di Pessolano rappresentanti Beni Culturali degradati, restaurati, di pietra, legno, ceramica, cotto, bronzo, ecc., è un utile manuale per coloro che ne vorranno comprendere la complessità e il metodo.

Sergio Pessolano, Manutenzione della Grande Pagoda di Shwedagon, Yangon, Myanmar.

Il restauratore è una figura molto complessa: deve possedere doti tecniche, sensibilità artistica e preparazione culturale aggiornata di continuo. il suo intervento deve volgere prevalentemente verso la tutela e la manutenzione per prolungare, senza traumi, la fisicità dell’opera d’arte nel tempo.

Tutte queste intelligenze e altre che, pur non essendo citate, hanno contribuito alla stesura dell’opera, si coniugano con equilibrio e armonia e provano a realizzare proprio quella ‘Collaborazione’ che rappresenta il fulcro di tutto il libro.

Per comprendere il target a cui è rivolto il testo cito la frase finale della Prefazione di Patrizia Lotti:

«È un libro nel quale si riconoscerà chi svolge da molti anni la professione, il quale, mi auguro, possa trovare nella lettura lo stimolo a guardare al futuro con curiosità e a credere sempre di più nella valenza della collaborazione. Però, è anche un libro indirizzato ai giovani che – nati nell’era digitale e forti di una conoscenza ‘spontanea’ delle attuali innovazioni – possono guardare al domani senza il timore di essere sopraffatti dai cambiamenti e che mai devono perdere la consapevolezza di riuscire a “dominarli”».

E aggiungo che la lettura del testo, grazie alle numerose immagini di Pessolano, è rivolta anche ad un lettore comune, colto e curioso, che voglia esplorare un mondo che ci coinvolge tutti se vogliamo aprirci verso le opere che rispettino l’Ambiente, la nostra Terra e l’Uomo stesso.

 



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