Riportiamo di seguito l’articolo scritto dalla collega Patrizia Boi per la testata Wall Street International riguardante l’amico Roberto che spesso ha scritto per la nostra testata.
Architetto, archeologo, critico d’arte, giornalista scientifico, Roberto Luciani è specializzato in Restauro dei Monumenti e Conservazione Architettonica presso l’International Centre for the Study of Preservation and the Restoration of Cultural Property (ICCROM).Ha curato importanti restauri monumentali di beni architettonici, archeologici, storico artistici, giardini storici ed è autore di oltre sessanta libri, pubblicati da importanti case editrici, tradotti e distribuiti anche all’estero. La sua biblioteca privata somiglia a quella del Peter Kien dell’Auto da fé e anche la sua incrollabile passione per il libro stampato, elegantemente rilegato, monumentale nella sua bellezza, ricorda la personalità del sinologo di Canetti. Luciani, però, è una persona estremamente socievole e gentile, rispettoso dei limiti altrui, curioso di ogni argomento, innamorato della conoscenza. Rammenta quei grandi studiosi del Quattrocento che amavano circondarsi di libri, antichi e moderni, di stampe e disegni, di materiale utile per studiare i “suoi” monumenti. L’architetto non è, però, uno di quegli studiosi immobili nel tempo e nello spazio, il suo amore per l’arte italiana ed europea lo ha condotto, infatti, a visitare molti musei, siti archeologici e città italiane ed europee, risiedendo anche all’estero, in Olanda, ad Amsterdam e Rotterdam. Sarebbe troppo lungo raccontare nel dettaglio la sua vulcanica attività perché ha progettato e diretto oltre trecento restauri, ha allestito numerose mostre, catalogato monumenti, partecipato a prestigiosi convegni e conferenze.
In sintesi Luciani ha progettato importanti restauri di beni architettonici a Roma (Castel Sant’Angelo, Complesso monumentale San Michele a Ripa Grande) e in Sardegna (Chiesa di San Pantaleo di Martis, Chiesa di San Nicola di Silanis a Sedini, Forte Camicia di Palau); di beni archeologici (Domus di Pompei, Anfiteatro Flavio); di beni storico artistici (Sacra Famiglia con San Giovannino del Maestro di Ozieri, retablo di San Giorgio (sec. XVI) nella chiesa parrocchiale di Perfugas; Gruppo ligneo Deposizione della Croce (fine sec. XIII) nella chiesa di San Pietro delle Immagini di Bulzi); di giardini storici (Horti Farnesiani al Palatino).
La sua produzione scientifica è veramente consistente, avendo pubblicato oltre 300 articoli scientifici su riviste specialistiche e istituzionali e innumerevoli volumi monografici. Si tratta di exempla antichi, come libri sul Colosseo, Foro Romano, Domus Aurea, Roma Sotterranea, Acquedotti Romani, Palatino, Imperatori Romani. Ma l’architettura non è solo quella romana, è fatta di chiese e palazzi medievali, rinascimentali, barocchi e moderni. Ecco quindi che la sua ricerca si estende anche verso queste tipologie, pubblicando volumi su molte chiese romane, Santa Maria in Trastevere, San Crisogono, San Giovanni in Laterano, Santa Marta al Collegio Romano, San Sebastiano all’Appia Antica, San Policarpo, solo per citarne alcuni. Tra i palazzi di Roma ha pubblicato saggi su Palazzo Caffarelli Vidoni, Palazzo della Farnesina, Palazzo delle Assicurazioni Generali, Palazzo del Quirinale, Palazzo del Collegio Romano.
Naturalmente si è occupato in modo approfondito anche di conservazione e restauro scrivendo Il Restauro storia tecniche protagonisti, Proposte di restauro, Restauro Architettura Centri Storici, Restauro e Tutela, Il Restauro dei beni Culturali nel Lazio, Beni Culturali della Chiesa un rinnovato impegno per la loro tutela e conservazione. Non ha trascurato nemmeno l’urbanistica e lo studio di territori, come quelli di Grottaferrata, Monterotondo, Sassari. Ha curato, inoltre, monografie di architetti (Giuseppe Zander architetto, Pietro Lombardi architetto), restauratori (Dario Carnicelli restauratore), cataloghi di mostre, saggi introduttivi e prefazioni (Caravaggio e Giordano Bruno, L’agonistica greca in età romana). Come giornalista scientifico ha scritto oltre mille articoli di esclusivo interesse artistico pubblicati su quotidiani e periodici nazionali ed esteri. La diffusione della cultura ha per lui un valore etico e didattico, dirige infatti alcune collane editoriali, insegnando in alcune Università, anche Pontificie. La sua opera di maggior successo è il Colosseo (De Agostini 1993), che ha ottenuto un riconoscimento mondiale, specie nella traduzione spagnola, El Coliseo.
La cosa che contraddistingue uno studioso come Luciani e che lo differenzia dal sinologo di Canetti, è che lui non ama restare accoccolato soltanto sulla sua montagna incantata di libri, ma adora sporcarsi le scarpe nei cantieri di restauro e negli scavi archeologici, esplorare grotte e pertugi, meravigliarsi di ogni ritrovamento, scoperta, visione artistica. Pensate che nel 1991, incaricato di effettuare studi, ricerche e rilievi del complesso monastico di San Damiano in Assisi, si trasferì per alcuni mesi nel convento, dormendo in una cella e mangiando nel refettorio con i frati francescani, discutendo di teologia e di arte con il padre guardiano e gli altri fratelli, partecipando alle messe cantate pomeridiane.
Questa esperienza professionale e mistica è stata per lui fondamentale, infatti l’aspetto spirituale permea ogni sua attività. È vero che opera sovente nella sfera del sacro, ma anche laddove non abbia a che fare con chiese, monasteri, Università Pontificie, cardinali e alti prelati, si muove attraverso i vari campi della conoscenza con sacralità, conservando nei suoi occhi di sessantenne una luce di gioia e coinvolgimento infantili. Anche se sembra strano per un uomo come lui, così versato nel restauro e conservazione dell’antico, si occupa anche di arte contemporanea curando mostre con relativi cataloghi a importanti artisti come Herman Normoid e Agostino De Romanis. Ha conosciuto quest’ultimo al Ministero degli Affari Esteri dove Luciani era Coordinatore dell’Unità per la Collezione delle Opere d’Arte contemporanea della Farnesina, “Esperto” di beni culturali, curatore di importanti mostre internazionali. Alcune opere di De Romanis, infatti, facevano e tuttora fanno parte della Collezione Farnesina e Luciani ne ha favorito il lungo cammino professionale che ha portato il maestro di Velletri ad esporre le sue opere in molte parti d’Italia e del mondo, soprattutto in Indonesia.
Per la Farnesina Luciani ha curato la mostra Restoration methods and instruments of italian excellence in arts, sciences and technology che ha suscitato l’interesse di tutte le rappresentanze estere del ministero (Istituti italiani di cultura, Ambasciate, Consolati) con esposizione in importanti musei e istituzioni pubbliche. Per questo tra il 2011 e il 2015 si è stabilito di realizzare due circuitazioni parallele, quella Europea (prima esposizione a Bratislava, poi Vilnius, Riga, Minsk, Bucarest, Varsavia, Sofia) e nel contempo quella del Medio ed Estremo Oriente (prima esposizione ad Hanoi, poi Bangkok, Manila, Baghdad, New Delhi, Addis Abeba, Erbil). Altra grande mostra curata da Luciani è stata Il Palazzo della Farnesina e le sue collezioni esposta per la prima volta nel museo dell’Ara Pacis a Roma nel 2011 per poi essere esportata a Tunisi, Rabat, Algeri, Londra: vi erano in esposizione importanti opere di Afro, Campigli, Capogrossi, Depero, Dorazio, Guttuso, Levi, Mastroianni, Pistoletto, Pomodoro, Rotella ed altri e la mostra ha riscosso un enorme successo di pubblico e di critica con centinaia di articoli pubblicati sui maggiori quotidiani italiani ed esteri, trasmissioni televisive e radiofoniche.
Tra le chiese di cui si è occupato Luciani, merita una menzione a parte il grande volume Santa Caterina dei Funaridel 2011. Si tratta di una chiesa importante, realizzata nel 1564 da Guidetto Guidetti, allievo di Michelangelo, che straordinariamente ha lasciato la sua firma incisa sul marmo del prospetto principale, con all’interno opere di Carracci, Muziano, Pulzone, Zuccari. Eretta per ospitare, insieme all’attiguo conservatorio, zitelle, ancora oggi custodisce un eccezionale patrimonio storico artistico. All’interno di essa, Luciani, ha catalogato oltre 1300 reperti. Si è trattato di un lavoro enorme per la complessità dei reperti costituiti da paramenti sacri, reliquiari, paliotti d’altare, cartegloria, messali. Dal 2012 Luciani ha iniziato il restauro di alcuni settori dell’immenso Complesso Monumentale San Michele a Ripa, tra i palazzi più grandi d’Italia con i suoi 334 metri di lunghezza, intervenendo anche nella Chiesa interna della Madonna del Buon Viaggio di Carlo Fontana anche con la progettazione del restauro di due grandi tele del XVIII e XIX secolo Transito di San Giuseppe e Cristo sulla barca di Pietro e Andrea. Sull’edificio ha scritto nel 2014 due libri: Il Complesso monumentale di San Michele a Ripa Grande e La Fabbrica del San Michele, entrambi stampati dalla casa editrice dell’Ordine degli Architetti, Prospettive edizioni.
L’architetto fa parte anche della commissione costituita da tre studiosi per catalogare e studiare la Collezione d’arte pervenuta dai transatlantici dismessi e attualmente presso i depositi del San Michele. Insomma Luciani si dedica a ogni campo della conoscenza con partecipazione, curiosità, svisceramento delle fonti e delle bibliografie esistenti, un contatto diretto con la materia e tanta passione, passando da un tema all’altro come se l’oggetto di studio fosse una creatura e lo fa tuttora nonostante negli ultimi anni si sia dedicato alle sue due meravigliose gemelline. Anastasia e Angelica, due creature nate estremamente pretermine, vive per volontà divina, che riempiono la maggior parte dello spazio di Roberto e della moglie Franca, anzi è grazie alla loro abnegazione che le fanciulline, ormai quasi adolescenti, sono riuscite a far parte del Coro di Voci Bianche del Teatro dell’Opera di Roma e a cantare in importanti Opere come Werther e Turandot.
Attualmente, Luciani, continua a occuparsi di arte contemporanea lavorando a una mostra antologica dell’artista Sandro Luporini, anche noto per aver scritto i testi delle canzoni di Giorgio Gaber, che si allestirà nell’estate 2016 alle Terme di Diocleziano, prestigiosa sede della Soprintendenza speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma che, grazie al nuovo Soprintendente architetto Francesco Prosperetti, si sta aprendo all’arte contemporanea. La Direzione Artistica dello straordinario progetto, che comprende anche Spettacoli e Conferenze, è di Philippe Daverio ed è stato promosso da Prosperetti insieme all’Archivio di Sandro Luporni e alla Fondazione Gaber su proposta sempre di Roberto Luciani a dimostrazione della sua versatilità.
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