Apr
24th
left
right

Professioni d’aiuto: il mentoring

I disagi, le insoddisfazioni e momenti di difficoltà personale, spesso influiscono sul proprio benessere, ma anche sulle prestazioni lavorative ed, inoltre, rallentano il processo di crescita formativa e produttiva. Ecco perché, in generale, ma anche nel mondo del lavoro, c’è sempre più bisogno di supportare e di sostenere le persone. 

Grazie alle professioni di aiuto come le attività di counseling1 e coaching2, e quelle di mentoring e di tutoring3, è possibile intraprendere percorsi fondamentali per la promozione del benessere della persona, percorsi formativi che aiutano a valorizzare le competenze individuali e indirizzano le energie e le motivazioni dei singoli verso sviluppi coerenti con le proprie esigenze ed anche con quelle aziendali.

Il mentoring4, in particolare, è un processo formativo che favorisce lo sviluppo professionale di una persona (il mentee), attraverso la guida di un mentore

Come funziona: Il mentore5 è una persona con più esperienza che condivide le proprie competenze e conoscenze con il mentee; il mentore e il mentee instaurano un rapporto di fiducia e sostegno, basato sulla complicità e non sulla subordinazione; il mentoring può essere individuale o di gruppo. 

Gli obiettivi di un programma di mentoring

Assicurare il trasferimento del sapere, la condivisione e la proposta di esperienze, nonché lo scambio generazionale, il trasferimento dei valori, lo sviluppo delle competenze sociali, le prospettive per i giovani di dimostrare il proprio valore, il sostegno emotivo e protezione, la promozione del sentimento di appartenenza, lo sviluppo della personalità del mentee e lo sviluppo delle opportunità.

Le fasi del processo di mentoring

Innanzitutto evidenziare il bisogno di sviluppo, poi facilitare l’autogestione nella fase di apprendimento, quindi supportare la fase di apprendimento ed infine aiutare nella valutazione.

I punti di forza

L’attività di mentoring consente lo sviluppo di un individuo nel medio – lungo termine, poi stimola l’impegno e fa aumentare il “return of investment” evidenziando e sviluppando il talento; in particolare per il mentore: sviluppa il rinnovamento di interessi e motivazioni, la soddisfazione di poter trasferire conoscenza e competenze nonché la possibilità di riflettere su temi considerati “acquisiti”; mentre per il mentee: l’apprendimento di competenze, la facilitazione di carriera e l’integrazione culturale nelle organizzazioni, l’aumento della motivazione, il sostegno emotivo e la comprensione delle possibilità di crescita professionale.

I limiti delle professioni d’aiuto

Come in tutte le attività ci sono sempre dei rischi da correre, per esempio il rischio di meccanicità del processo con relativa perdita di valore intrinseco, la saltuarietà del rapporto ed il rischio di dipendenza o di eccessivo rafforzamento della figura del mentore o del caregiver in generale.

Le prime esperienze

L’esperienza del mentoring ha trovato applicazione per la prima volta negli ambienti lavorativi americani per rispondere ai cambiamenti organizzativi dovuti alla forte industrializzazione e in breve tempo è divenuta per i giovani una specifica misura di supporto allo sviluppo delle carriere ed una metodologia di trasferimento alle nuove generazioni della conoscenza e dell’esperienza dei più anziani.

In ambito privatistico le organizzazioni sono interessate a forme di mentoring e tutoraggio per l’inserimento di nuova forza lavoro e per il passaggio di consegne tra dipendenti più anziani e nuove leve.6

Le nuove applicazioni

Invece, in ambito sociale, il mentoring sta sempre più emergendo come modello d’azione per combattere l’esclusione sociale attraverso il potenziamento e lo sviluppo delle possibilità di occupazione favorendo così: l’educazione inclusiva, l’inclusione lavorativa (Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità), l’inclusione economica, la partecipazione attiva [https://terredeshommes.it/news/inclusione-sociale/]. 

In altri termini si tratta di creare capitale sociale e contribuire alla coesione sociale attraverso il rendimento e lo sviluppo personale.

In Italia un segnale positivo nella lotta alla disoccupazione giovanile, e femminile in particolare, viene proprio dai progetti di mentoring nell’ambito della formazione professionale e dell’educazione.7

Il mentoring si può praticare sia in ambito accademico, per favorire la crescita personale e professionale degli studenti, ma anche in ambito aziendale, per formare nuove risorse e favorirne l’integrazione nel contesto organizzativo ed in ambito professionale, per sostenere e promuovere la carriera di un individuo.

Tecniche di mentoring 

Terminiamo con un cenno alle tecniche più in uso in tema di mentoring: innanzitutto l’analisi delle competenze e abilità, poi la condivisione di informazioni e materiale formativo, la partecipazione ad eventi di networking, lo storytelling8 ed il role playing9, ultimo ma non ultimo il case study.

Bibliografia

D. Clutterbuck, A ciascuno il suo mentor. Manuale di mentoring, Franco Angeli, 2019

M. Perchiazzi, Apprendere il mentoring. Manuale operativo per la formazione dei mentor,  Transeuropea, 2009

N. Penner, D. Penner-Nasibulina, G. Sadyrbaeva, Mentoring in una scuola moderna: Raccomandazioni metodologiche e materiali per la formazione dei mentori, Edizioni Sapienza, 2021

A. Felice ‘Guida al mentoring in carcere’, libri del FSE, ISFOL, 2005.

A. Felice ‘Guida al mentoring: istruzioni per l’uso’ libri del FSE, ISFOL, 2005.

M. D’alessio, F. Laghi, V. Giacalone, ‘Il mentoring e la scuola’, Hoepli, 2010.

L. Varriale, ‘Il Mentoring nell’organizzazione aziendale’, Giappichelli, Torino 2008.

E. Marta, M. Santinello, Il mentoring. Una lettura in ottica di psicologia di comunità di, Edizioni Unicopli, 2010

Tammy D. Allen, Lillian T. Eby, The Blackwell Handbook of Mentoring: A Multiple Perspectives Approach, Blackwell Publishing Ltd, 2007
B. R. Ragins e K. E. Kram, The handbook of mentoring at work: Theory, research, and practice, Sage Pubblications, 2007

  1. 1. Il counseling è una relazione d’aiuto che intercorre tra due persone, in cui una (il soggetto) si rivolge all’altra (il counselor) per cercare di rispondere a un bisogno specifico, relativo all’ambito familiare, ai rapporti affettivi, agli ambiti lavorativi e di autorealizzazione. Tecnica iniziata con gli studi di Carl Roger e che si sviluppa nella capacità di gestire le proprie emozioni ↩︎
  2. 2. Il coaching, invece, consiste in un metodo di sviluppo dei singoli, dei gruppi e delle organizzazioni, basato sul riconoscimento, la valorizzazione e l’allenamento delle potenzialità, per il raggiungimento di obiettivi definiti con il cliente (coachee). Obiettivo è il raggiungimento dei risultati ↩︎
  3. 3. Il tutoring, invece, è un processo di formazione dove una figura più esperta accompagna l’allievo verso l’apprendimento. Il tutor insegna, trasmette conoscenza, crea e condivide i contenuti, facendo in modo che ne sia favorita l’assimilazione ↩︎
  4. 4. Molte sono le definizioni di mentoring. Quella che pare essere la migliore definisce il ruolo del mentor come “un ruolo olistico basato sull’ ”apprendimento riflessivo”che mira ad una visione d’insieme del supporto fornito alle persone nel loro processo di apprendimento, al fine di massimizzare il loro potenziale, sviluppare le loro abilità, migliorare la loro performance, trasformarsi nelle persone che desiderano essere” (Cranwell ed altri 2004). – Nella lingua inglese (Dizionario inglese di Oxford) il termine mentoring compare solo nel 1750 e trova ampia diffusione nell’età industriale, riflesso anche della realtà produttiva medioevale delle botteghe del ‘ 500 quando il sapere era trasmesso mediante un rapporto diretto tra apprendista e maestro ↩︎
  5. 5. Il termine “mentore” (che etimologicamente è formato da una parola greca men ( uno che pensa) e tor (suffisso maschile) è presente per la prima volta nell’Odissea: Mentore è infatti il fidato amico e consigliere di Ulisse, al quale, prima di partire per la guerra di Troia, il re di Itaca chiede di prendersi cura del figlio Telemaco. Nel corso del poema è la dea Atena che spesso prende le sembianze di Mentore per fornire consigli a Telemaco ed allo stesso Ulisse ↩︎
  6. 6. Huang A. & J. Linch, nel libro “Mentoring: The Tao of Giving and Receiving Wisdom”, fanno risalire il primo modello di Mentoring alle procedure di successione generazionale applicate dai tre re cinesi Yao, Shun e Yum, tra il 2333 e il 2177 A.C, per formare l’individuo capace di assumersi la responsabilità di comando e di guida del Paese.
    In Occidente, qualcosa di simile può essere rintracciato nell’impero romano al tempo degli Imperatori Adottivi, dal 96 d.C al 180 d.C, ma ancor prima nella figura di Seneca, precettore di Nerone e, nel mondo greco, in quella di Aristotele, che lo fu di Alessandro Magno dal 343 a.C. sino all’anno in cui il macedone succedette al trono.
    Più tardi nel basso Medioevo ritroviamo la stessa funzione tra gli artigiani, mercanti ed avvocati che tramandavano i segreti della professione ai propri giovani apprendisti.
    Come già detto, nella lingua inglese il termine Mentoring compare solo nel 1750: la pratica trova ampia diffusione nell’età industriale per poi diventar parte della realtà aziendale in epoca moderna.
    L’importante ruolo che il Mentoring può giocare nella vita adulta è supportato da diversi studi condotti dalla fine degli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80. [https://italymanager.com/mentoring-storia/#:~:text=Cenni%20di%20pratica,’inizio%20degli%20anni%20’80.] ↩︎
  7. 7. Il mentoring, nell’accezione definita dall’OCSE nel 2019, richiama un’attività collettiva che coinvolge tutti gli insegnanti e dove uno o più mentor, opportunamente formati (Langdon et al, 2019), sono in grado di innescare una riflessione profonda e una ricca opportunità di apprendimento (Kelchtermans et al, 2019). Di recente con il termine mentoring networks (Harris, 2008; Muijs et al., 2010; Muijs et al., 2011; Hudson, 2013) vengono identificate quelle forme di reti di supporto allo sviluppo professionale nel settore dell’educazione che vedono la collaborazione tra scuole anche distanti tra loro (https://www.indire.it/2024/02/01/webinar-modelli-di-mentoring-a-confronto-le-proposte-delle-reti-di-innovazione-di-indire-6-febbraio-ore-16/) ↩︎
  8. 8. L’arte del raccontare storie impiegata come strategia di comunicazione persuasiva, spec. in ambito politico, economico ed aziendale ↩︎
  9. 9. Il role-playing, o gioco di ruolo, è una tecnica che prevede la simulazione di una situazione o di un evento. Può essere utilizzato in ambito terapeutico, didattico e formativo ↩︎


© 2la.it - Riproduzione riservata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *